ARCHIVIO FOTOGRAFICO
 





Cassano- Castello Visconteo Archivio E.de Leva Vacca

Nel XIII secolo Cassano era poco più di una fattoria di proprietà del monastero di S. Ambrogio di Milano, circondata da poche casupole di contadini: i testi di Sire Raul e Ottone Morena, storici dell’epoca, non accennano all’esistenza di un castello, mentre da altri documenti risulta che fin dall’epoca dell’arcivescovo Ansperto di Milano (deceduto nel 881) esistesse in quel luogo una fortificazione.

Da alcuni documenti storici risulta che, fin dal 881 esisteva, affacciata sull’argine dell’Adda, una fortificazione nella quale, trovavano rifugio gli abitanti della campagna, nei momenti di pericolo.

Maestoso e imponente, il castello di Cassano d’Adda svetta sull’argine del canale Muzza, dominando la pianura, a cavallo tra le due province di Milano e Bergamo, ne segna il confine fisico e politico. Nel secolo IX la corte e il castello appartenevano agli arcivescovi di Milano e viabitò tra gli altri, Ariberto di Intimiano (arcivescovo dal 1018 al 1045 sepolto nelduomo di Milano), l’arcivescovo della libertà milanese, quello del carroccio e dellabattaglia di Legnano.

Il castello Visconteo di Cassano d’Adda fu teatro di battaglie tra signorie e famiglie come i Torriani e Visconti (Battaglia di Cassano 1259 Ezzelino da Romano e Martino della Torre). I Malatesta, i Dal Verme e i Visconti -Sforza e, non ultima, la vicina Serenissima che vedeva nel sito una postazione strategica da non sottovalutare. Alla morte di Gian Galeazzo Visconti le famiglie milanesi credettero di poter approfittare della situazione, ma dalle battaglie ne uscì vincitrice Venezia che nel 1446 i Veneziani, varcato l’Adda su un ponte di barche a Spino, colse alle spalle le truppe di Filippo Maria Visconti e si impossessò della rocca.

La Serenissima fortificò il maniero, cingendolo di un fossato, lo dotò di bastioni e fortilizi all’imbocco della Muzza. Qualche anno più tardi però gli Sforza si ripresero il “maltolto” e il castello tornò definitivamente in possesso di Milano.

Nel 1450 Francesco Sforza, succeduto ai Visconti, incarica l’ingegnere Bartolomeo Gadio di restaurare e fortificare il castello. Questo restauro è uno dei più grossi e importanti rimaneggiamenti subiti nel corso dei secoli dal maniero. La parte rocciosa sulla quale si innalzava offriva un facile appiglio alle aggressioni nemiche. La ristrutturazione Sforzesca trasforma il fronte orientale del castello in una poderosa barriera destinata a sostener l’urto dei veneziani e delle loro artiglierie. Viene costruita così una grande muraglia affiancata alla rocca, rafforzata da contrafforti esterni e munita di retrostanti casematte, alta quanto la scarpata naturale fino al castello. Questo edificio di grande importanza storica ed artistica, è caduto in degrado fino ad ospitare le carceri , sede di pretura, carceri e caserma militare. Bartolomeo Gadio, uno dei massimi architetti militari del XV secolo, nell’epistolario lasciò ampia documentazione dei lavori eseguiti.
Avvalendosi dell’opera di altri ingegneri militari, ognuno con specifiche competenze, ideò l’imponente muraglia a doppio muro munito di contrafforti esterni e casamatte che scende fino al piano della Muzza, e predispose l’allargamento della bocca del canale stesso per aumentarne la portata d’acqua a scopo difensivo. Il castello di Cassano divenne la rocca più munita di tutto il confine orientale del Ducato degli Sforza. Nel 1538 il feudo fu concesso da Carlo V alla famiglia D’Adda e nel 1549 divennemarchesato. Passò poi ai Castaldi, che lo tennero fino al 1752. Fu poi concesso ai Bonelli, e daquesti venduto nel 1781 al marchese Gian Francesco D’Adda.

A partire dal XVI secolo il cambiamento del modo di combattere dopo l’introduzione delle armi da fuoco causò il lento declino del castello di Cassano: nel 1705, adibito ormai a carcere militare, vide 4500 soldati piemontesi comandati da Eugenio di Savoia, alleato degli Austriaci nella guerra contro la Francia, rinchiusi e lasciati morire di inedia. Una lapide murata nella cappella in riva alla Muzza ricorda la tragedia.

Nel 1764 si iniziò a demolire il ricetto, di cui è ancora riconoscibile l’ingresso nella grande porta di forme ottocentesche che si apre sull’attuale piazza Garibaldi. Fu necessario attendere altri tre secoli perché il vecchio castello tornasse all’attenzione di architetti e ingegneri: fu Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, a fortificare il maniero su progetto del capomastro Perrucchetti, antenato del fondatore degli Alpini. Nel 1764 si fece demolire il portone del ricetto, che cingeva il borgo fortificato e si procedette ad altre opere di smantellamento: nel 1776 finì l’importanza militare del castello di Cassano tanto che se ne meditò la demolizione. Negli anni settanta del 18° secolo, si pensò di utilizzare l’area compresa tra il ricetto, il castello e il convento dei cappuccini per la edificazione di una dimora di residenza per il principe Ferdinando, figlio di Maria Teresa. La grande spesa, la distanza da Milano e, soprattutto, l’umidità della zona fecero abbandonare il progetto stilato dagli architetti Fè, Nosetti e Ferrari. Finita la funzione militare, il maniero venne adattato a sede di pretura, carceri e caserma militare. Nel Novecento il castello finì per ospitare una filanda, la Pretura, officine, laboratori artigianali, malsane abitazioni. Fino ai primi anni Ottanta vi si trovava anche una frequentatissima discoteca ricordata con nostalgia dai giovani dell’epoca.

Agli inizi degli anni Novanta iniziarono i lavori di restauro. Nel 1999 vennero alla luce alcuni meravigliosi affreschi di scuola giottesca. Un capolavoro di finissima fattura celato sotto un robusto strato di calcina in una cappella patrizia che aveva finito per diventare una coppia di miniappartamenti.

L’edificio storico ora di proprietà privata, è stato oggetto di importanti lavori di restauro diretti dall’architetto Valerio Laboni. Sono stati restaurati 2500 metri quadri di decorazioni murarie. Gli affreschi di maggior pregio sono al primo piano, nella cappella fatta costruire da Ottone Visconti alla fine del XIII secolo: sulle pareti sono rappresentati schiere di angeli e di santi, una Madonna in trono, Mosè che riceve le Tavole, mentre il soffitto, diviso in quattro vele, è decorato da medaglioni raffiguranti i Profeti. Gli storici dell’arte hanno attribuito gli affreschi alla scuola giottesca, quali Giovanni da Milano o il Viboldone. Altre decorazioni di pregevole fattura sono state rinvenute nell’appartamento signorile al piano terra, dove le pareti sono decorate da finti panneggi e decorazioni geometriche tipiche del periodo visconteo.
Le recenti scoperte sono di tale rilevanza da modificare l’immagine stessa del castello di Cassano, considerato finora soltanto per gli aspetti di presidio militare: i raffinati apparati decorativi degli interni testimoniano infatti anche un uso residenziale dell’edificio. La rocca Viscontea sorge in un luogo di importanza strategica per il controllo dell’Adda. Il castello è posto nel punto più alto della bastionata, dove il fiume descrive un’ampia curva e si unisce alle acque del canale Muzza, creato nel 1220.

Attualmente ospita l’Hotel Fortezza Viscontea, sede anche  di convegni e cerimonie nuziali.

È aperto al pubblico per serate culturali promosse dalla direzione dell’Hotel ed altre associazioni.

 

By       Emanuela de Leva-Vacca