ARCHIVIO FOTOGRAFICO
 





Ex Linificio e Canapificio Archivio E. de Leva Vacca

L’origine di questo impressionante  Linificio risale al 1840, quando Paolo Battaglia ha deciso di aprire un piccolo mulino di lino sul fiume Adda, non lontano da Milano. Ingegneria e la conoscenza venivano dall’Inghilterra, come il disegno della pianta: tre corpi paralleli più piani collegati da quattro minori. Nel 1847 il mulino fu venduto a Ditta Cusani & C , con l’introduzione di filatura e tessitura della canapa. Gli anni seguenti l’unificazione italiana è stata particolarmente intensa in materia di sviluppo industriale. In un ambiente vibrante una nuova società è stata fondata da Andrea Ponti nel 1873: LCN-Linificio Canapificio Nazionale (canapa nazionale e Linificio), con l’obiettivo di unificare tutte le fabbriche esistenti in una società forte e ben organizzata. Primi mulini di LCN erano Cassano d’Adda, Fara Gera d’Adda e Crema. Negli anni successivi l’importanza di LCN è cresciuto sempre più, raggiungendo il top nel 1920. Nel  frattempo molti altri mulini di canapa entrano a far parte della società che crebbe d’importanza anche su scala europea. Infine degli anni 20 l’agenzia commerciale è approdata e inaugurata anche a Buenos Aires. Nello stesso anno, una nuova centrale idroelettrica del marchio LCN è stata inaugurata a Cassano, su un canale artificiale scavato side-by-side al fiume Adda. Un ulteriore sviluppo si è verificato dopo il 1936, quando scoppiò la guerra etiopica e seguendo le sanzioni economiche imposte in Italia dalla Società delle Nazioni ha causato l’arresto di importazioni di materie prime come il lino. In altre parole, il regime di autarchia aveva costretto la  LCN a migliorare la biancheria nazionale e la produzione di canapa. Le operazioni di finitura sono stati rivolti a trasformare il prodotto industriale in un prodotto pronto per l’uso. Nella sala lucidatura macchinari enormi applicano un composto chimico chiamato “Bosma” su filati per maglieria. Uno degli step più interessantiè la stanza della palla-making, dove macchinari speciali creano enormi gomitoli. Negli anni ’20 questi macchinari erano in grado di fare non piùdi 2-3 gomitoli alla volta, ma furono ben presto sostituite da macchinari inglesi con una maggiore capacità di 12 gomitoli. Negli anni ’30 e durante la Seconda Guerra Mondiale era quasi impossibile acquisire nuovi macchinari dall’Inghilterra, è per questo che gli ingegneri italiani della LCN hanno iniziato a progettare le proprie macchine per fare gomitoli a sfera. Un’altra operazione di finitura è stata la produzione di tubi e cinture: questo reparto era il più rumoroso della fabbrica intera, provocando gravi malattie dell’udito per i lavoratori. Un posto speciale deve essere riservato alla produzione di corde, che ha fatto del Linificio di Cassano una delle fabbriche più avanzate nel panorama internazionale. Le corde sono state effettuate in due modi diversi: “a mano” e utilizzando una sorta di sistema ferroviario. Nella prima vi era un gruppo di macchinari enormi (raggiungevano i 10 metri di altezza!) In grado di rendere grandi funi navali, specialmente durante la guerra. Ma la cosa più interessante è stata la cosiddetta “fabbrica di cordami mobile”. Cinque 250-500 metri lunghi capannoni hanno ospitato una serie di binari e piccole  macchine a vapore dotate di ganci su una piattaforma circolare: ogni singolo filo era assicurato ai ganci e poi il motore a vapore, fino a fine opposta della pista, veniva arrotolato e trasportato sulla  piattaforma, una vera rivoluzione nel settore. Una lunga corda tesa è stata così creata. Il dopoguerra fu difficile, soprattutto perché LCN si trovò priva di relazioni internazionali. Dopo una prima ricostruzione e riorganizzazione, seguirono  periodi di calma e di incremento della produzione e delle esportazioni. LCN  cominciò  ad affrontare la sfida lanciata dai nuovi tessuti sintetici. Nel frattempo, alcuni dei mulini meno produttivi furono  chiusi. Nel 1972 LCN è stato riorganizzato geograficamente nelle divisioni Nord e Sud: Cassano governava  il settore navale corde, grazie alla sua grande fabbrica di cordami. Nel 1986 LCN , in crisi profonda, è stata acquisita da Gruppo Marzotto che cercò di  migliorare la propria presenza internazionale con l’apertura di fabbriche in Europa orientale e in Africa settentrionale.

Alla fine  degli anni ’90  tutti gli stabilimenti LCN  sono stati chiusi: Cassano nel 1994.

Oggi il  Linificio Canapificio Nazionale è solo un marchio commerciale, ancora oggi proprietà della Marzotto , con centri di produzione in Tunisia e Lituania. Quando il linificio cassanese chiuse per sempre i battenti, si trattò per molti di un evento di particolare commozione.

Col Linificio non chiudeva soltanto una fabbrica, ma finiva una presenza preziosa e discreta che aveva accompagnato quasi tre generazioni di Cassanesi; il “fischio” che scandiva gli orari di produzione, era diventato un punto di riferimento per la quotidianità; il Dopolavoro era un luogo di socializzazione; l’assunzione una opportunità di riscatto sociale.

 Il Linificio non rappresentò mai, insomma, esclusivamente un luogo di lavoro, ma seppe trasformarsi anche in un “modo di essere”, una positiva esperienza di crescita economica, professionale e personale.

le entusiastiche testimonianze, velate di nostalgia di coloro che lì vi hanno lavorato; il ricordo degli anni trascorsi al Linificio è in tutti fresco e piacevole e non solo perchè legato alle vicende di una gioventù ormai lontana. Parlare di Linificio significa riportare alla luce giornate di lavoro intenso, faticoso, ma anche carico di soddisfazioni. Una bella storia di “archeologia industriale” che vale la pena di essere raccontata, nonostante il finale amaro e dal sapore un po’ beffardo.

La bella storia di una fabbrica che seppe raggiungere elevatissimi livelli di produttività e redditività senza tuttavia mai annullare in un obbligato e triste anonimato i suoi principali artefici: le migliaia di operai, impiegati, dirigenti, collaboratori che formarono, per ben settantacinque anni, la grande “famiglia del Linificio”.

Oggi le strutture di quella che fu una delle più vivaci realtà industriali italiane giacciono inerti e dimenticati, come un cadavere abbandonato in tutta fretta senza aver ricevuto dignitosa sepoltura.

Macchinari arrugginiti, edifici fatiscenti, polvere e gramaglie: uno scenario desolante che mette tristezza e nostalgia a chi vi spese i migliori anni della propria vita e lascia perplessi tutti gli altri. Un epilogo carico di sconforto, inimmaginabile di coloro che appena mezzo secolo fa, posero nella fabbrica le loro speranze e le loro illusioni.

By Emanuela de Leva Vacca

RISORSE

Ricordi Dal Linificio. Documenti e Testimonianze del Linificio Canapificio Nazionale di Cassano d’Adda / C. Cassinotti, F. Gilli, D. Riva – Barzago: Marna, 2007.

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