PROGETTO 2003

Documentazione fotografica, cenni storici e testimonianze attinenti opere ferroviarie,stradali e vie d’ acqua che hanno interessato il territorio delle Provincie di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Monza Brianza:

 

. quadruplicamento ferroviario Pioltello-Treviglio

. autostrada Bre.Be.Mi

. Teem: tangenziale est esterna di Milano

. Alta velocità Milano-Brescia

. Il Naviglio Grande, della Martesana e Pavese

 

Per la realizzazione del settore TEEM dalla “Serenissima” all’Autostrada del Sole si ringrazia per la collaborazione:

 

. Angela Comelli – Sindaco di Bellinzago Lombardo

. Mino d’ Alessio – Responsabile coop. REA

. Matilde Marazzi – Responsabile settore ambiente, immagine e comunicazione Società PRO-ITER

. Rodolfo Copelli e Giovanni Gargantini – Circolo fotografico Bellinzaghese

. P.A. Brambilla e Cerizza Luigi – fotografi

. Guerrino Gavezzotti

. Redazione settimanale RADAR

. Emilio Menin – Presidente Circolo Fotografico Monzese

. Marco Vimercati – Circolo Fotografico Desiano

. Architetto Gianpietro Livini

. ABC – di Marco Necchi

. Giorgio Lamperti

. Prof. Luciano De Ponti

 

Realizzazione e gestione sito a cura di Claudio Marcandalli

Comunicazione grafica a cura di Alessandro Manzotti

LUNGO IL TRACCIATO DELLA TEEM

Note sui paesaggi e sulla distribuzione della capacità d’uso dei suoli (Land Capability Classification) di MINO D’ALESSIO – Cooperativa REA (Ricerche Ecologiche Applicate)

Il tracciato della Tangenziale esterna di Milano, nei suoi 32 km circa di sviluppo, dalla A4 alla A1, attraversa terreni di alta, media e bassa pianura, qui intesi come paesaggi fisiografici caratterizzati da specifiche morfologie e diversi caratteri idrologici e pedologici, oltre che di uso del suolo. Le due figure seguenti illustrano la distribuzione di questi paesaggi, come sono dettagliati nel sistema di identificazione e descrizione adottato dall’ERSAF (Ente Regionale Servizi all’Agricoltura e Foreste) fin dall’avvio dei rilevamenti, negli anni ’80, delle carte dei suoli della Pianura lombarda, e recentemente modificato, ma basato, nelle linee generali, sulla preesistente interpretazione geomorfologica della pianura.

 

Sostanzialmente l’area interessata dalla strada tocca in gran parte ambienti di alta pianura, asciutti e irrigui (LG), fino circa al Canale Martesana; ambienti della pianura idromorfa, cioè con terreni con falda poco profonda e difficoltà di drenaggio (LQ), nel comparto tra Canale Martesana e Canale Muzza; e terreni sabbiosi meglio drenati più a sud (LF). All’interno di questa generale ripartizione, sono individuate le unità di paesaggio che dettagliano i tipi principali di ambiente pedogenetico, in genere su base morfologica (aree convesse o di dosso e aree leggermente ribassate, o con difficoltà di drenaggio, ecc.).

 

Sono presenti anche paesaggi di valle, approssimativamente distinti in VT (terrazzi morfologici interni alle valli) e VA (fondivalle), tra i quali gli ambienti VA6 rappresentano le aree di golena.

 

Chi vuole, comunque, può consultare la legenda seguente, limitata alle sole unità di paesaggio presenti in questa area.tabellapng

 

Le figure mostrano le due metà dell’area considerata attorno al tracciato TEEM. E’ visibile la traccia delle autostrade A4 e A1, mentre per quanto riguarda la TEEM è stato disegnato un poligono che inviluppa la strada, le aree di cantiere e servizio e i principali svincoli e raccordi. Questo poligono ha una superficie di circa 6,5 km2 .

Il tracciato affianca, nel primo tratto a sud dell’A4, i terrazzi antichi di Cambiago (RI1) e Trezzo A. (RA2), caratterizzati da morfologie rilevate e suoli antichi, complessi e molto profondi, già definiti in passato “a ferretto”, per via del colore bruno-rossastro o decisamente rossastro e della forte componente argillosa utilizzata localmente come materiale per la fabbricazione di laterizi.

 

cartina1

 

L’autostrada occupa comunque superfici agricole attribuite alle unità di paesaggio LG1, LG2 e LG3, cioè paesaggi e suoli della Alta Pianura che si differenziano, seppure in modo poco evidente, sia per i caratteri macroscopici della morfologia, sia per le tipologie di suolo. Queste sono sempre rappresentate da suoli evoluti, leggermente acidificati in superficie, non molto profondi e sviluppati su substrati di materiali sabbiosi o sabbioso limosi calcarei, spesso co elevate percentuali di ghiaia e ciottoli a modeste profondità (1 m). In realtà, recentissime ricerche, effettuate proprio in alcune aree di cantiere della strada hanno consentito di scoprire la presenza di suoli profondi e più evoluti, su substrati limo-argillosi, collocati alla stessa quota di quelli più recenti e sassosi.

 

A sud del Canale Martesana, e fino alla Muzza, si entra nella Media Pianura con fontanili e con falda moltoprossima alla superficie del suolo. Le unità di paesaggio (LQ1, LQ£ e LQ4) rappresentano le situazioni morfologicamente depresse o piane e le maggiori o minori difficoltà di drenaggio del suolo. I suoli non sono dissimili, quanto a grado evolutivo, rispetto a quelli dell’Alta Pianura (Alfisuoli), salvo che per una minore frequenza di pietre e le caratteristiche “idromorfe”, cioè i segni lasciati dalla prolungata presenza di umidità eccessiva o acqua e relativi effetti anossici.

 

In tutto il tratto finale della strada, dal Canale Muzza all’A1, la TEEM attraversa ambienti di Bassa Pianura, cioè aree relativamente stabili, incise dai corsi d’acqua e dunque meglio drenate, e con substrati prevalentemente sabbiosi. Anche in questo caso la unità LF3 si differenzia dalla LF2 per la morfologia più depressa e una certa difficoltà nello smaltimento delle acque. L’autostrada attraversa anche paesaggi diversi, come la valle del Lambro (VA8) e la paleovalle del Torrente Sillaro, rappresentata da grandi e regolari meandri inattivi e privi di corso d’acqua significativo. I suoli sono ben differenziati nel loro profilo, con materiali a tessitura franca (equilibrio tra le componenti argilla, limo e sabbia) o più limosa. Si differenziano dagli altri per il loro “regime idrico”, cioè per un andamento dell’umidità naturale (cioè dovuta alle piogge) nel suolo non sempre ottimale e favorevole per le piante.

 

E’ interessante ora aggiungere alcune considerazioni sulla Capacità d’Uso dei Suoli (Land Capability Classification LCC), classificazione schematica, molto diffusa in tutto il mondo, che consente di attribuire ad ogni tipo di suolo una delle 8 classi di “capacità d’uso” agro-silvo-pastorale, cioè una classe che definisce la maggiore o minore presenza di fattori limitanti che non consentono di utilizzare il suolo per qualunque coltura o piantagione. Dalla classe I, che rappresenta i suoli migliori per l’agricoltura, utilizzabili per tutte le colture, si arriva alla classe 8, assolutamente inutilizzabile per qualunque scopo produttivo. In realtà solo le prime quattro classi indicano suoli coltivabili, e in particolare le prime 3. Alle classi si abbinano inoltre indici qualificativi del o dei fattori che limitano il libero uso del terreno (troppa pietrosità, drenaggio dell’acqua lento, profondità molto ridotta, pendenza eccessiva delle superficie, inondabilità periodica, ecc.). Le figure alla pagina seguente riportano le sigle complete della classificazione di LCC attribuita ai singoli poligoni della carte e ai suoli che contengono. I suffissi s indicano limitazioni dovute strettamente alle caratteristiche del suolo, mentre i suffissi w, si riferiscono a problemi indotti dall’acqua. La sigla, nel suo insieme definisce il livello e il tipo di limitazione.

 

Fino a Pozzuolo Martesana prevalgono i suoli di classe 3 di LCC, con limitazioni varie riferibili a caratteri intrinseci del suolo. Anche in questo caso, la carta attuale non tiene conto della presenza di suoli più acidi, profondi e compatti con tessiture fini. Più a sud, fino alla Muzza, la situazione è più variabile, con presenza di suoli a più modeste o scarsissime limitazioni, pur in presenza del disturbo dovuto alla presenza di acqua nel primo sottosuolo, segnalato dal suffisso w.

 

 

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Più oltre, anche la classificazione di LCC migliora e si assiste alla presenza delle ampie aree agricole del Lodigiano, caratterizzate da terreni sabbiosi ben drenati adatti ad un ampio spettro di usi. Fanno eccezione alcune aree a maggiore idromorfia, come il fondovalle del Sillaro. Se si guarda invece il poligono che circonda la TEEM per circa 5 km sui due lati, per una superficie generale di circa 300 km2 , dei quali meno dell’80% con suolo, si può vedere la tabella seguente che indica come esattamente equivalenti le superfici con suoli di classi II e III, minoritarie quelle con suoli inadatti all’agricoltura.

 

Trattandosi, in gran parte di suoli di alta qualità (classe II con limitazioni modeste), il consumo di nuove superfici occupate dalla strada, pari a 6,5 km2 , esclusi i raccordi stradali meno prossimi al tracciato principale, appare veramente elevato. Inoltre, si deve considerare che le superfici occupate fisicamente dalle aree stradali sono una parte di quelle impegnate e di quelle che comunque subiscono un danno e una riduzione delle potenzialità d’uso.

 

Infine bisogna constatare che la strada tenendosi discosta, dove possibile, dai centri abitati, taglia e divide tutti i comparti agricoli di maggiore estensione e valore, rendendone più complessa e onerosa la gestione. Soprattutto nelle aree irrigue, il reticolo idrico è reso più contorto e gestibile con più difficoltà.

 

Complessivamente il danno all’agricoltura è enorme e i suoi effetti si vedranno gradualmente nel tempo. Il tutto accentuato, come visto, dalla perdita irreversibile di suoli ad elevata qualità produttiva.

 

 

tabella2

 

 

Cooperativa REA – impresa sociale
Via San Gottado 85
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Tel. 0392301351
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Pec: reacoop@pec.it
Ulteriori informazioni sul sito: www.reacoop.it
Luglio 2016

UNA TANGENZIALE, CINQUE PERCORSI FLUVIALI

Poco dopo aver lasciata la A4, osservando, dal basso verso l’alto la sequenza degli scavalchi sull’autostrada, uno di questi, prima del sovrappasso della metropolitana MM2 e della galleria che sottopassa la SS11 e il Naviglio della Martesana,  ci appare totalmente diverso da tutti quelli realizzati lungo il percorso di 32 km;  la segnaletica dei corsi d’acqua indica CANALE VILLORESI.

Trattasi di un percorso fluviale di 86 km che da 125 anni porta acqua dal Ticino: dopo lo scavalco della TEEM a circa 10 m. d’altezza più avanti, superato il Naviglio della Martesana, scaricherà le sue acque nell’Adda poco prima di Cassano. E’ considerato uno dei canali artificiali più lunghi d’Italia.

Dal fiume Adda nasce a Concesa il Naviglio della Martesana, un canale artificiale realizzato nel 1471, un percorso di 39 km. fino a Milano. A metà circa del suo percorso, in quel di Bellinzago, per la prima volta è sottopassato da una importante arteria stradale, diversamente dalle restanti vie fluviali che la TEEM supererà con scavalco prima del termine del suo percorso di 32 km.

Il torrente Molgora nasce da due rami nei Comuni di Colle Brianza e S.Maria Hoè nel territorio Meratese. Superate le località di Olgiate Molgora, Usmate Velate e Vimercate più a valle, superato Caponago, entra a Pessano con Bornago ove sottopassa il canale Villoresi e proseguendo in direzione Sud attraversa l’abitato di Melzo. Dopo essere stato scavalcato anche dalla SP4 Rivoltana, al termine del suo percorso di 38 km. confluirà, fra Lavagna e Cavaione, nel canale Muzza.

Il canale Muzza nasce a partire dall’anno 1220 dal fiume Adda, a Nord di Cassano. E’ considerato il primo canale artificiale in Italia, in assoluto uno dei primi in tutto il mondo. Altro primato che possiamo aggiungere è quello di essere stato superato nel tratto di  una quindicina di km. (da Albignano a Paullo) da tutti e tre i “protagonisti” della trasformazione epocale del territorio: quadruplicamento ferroviario, BreBeMi e ora la Teem.

Sottopassata la strada Rivoltana a Truccazzano, fra Lavagna e Cavaione, come già detto, riceve le acque del Molgora, “evento unico in Europa di un corso d’acqua naturale che si immette in uno artificiale”. A Paullo riceve le acque della Muzzetta e di altre rogge, ma cosa più importante, una parte delle sue acque si stacca dando origine al colatore Addetta che andrà a immettersi nel Lambro a Melegnano.

Dopo Paullo il Muzza prosegue nella Provincia di Lodi superando Mulazzano, Tavazzano, Lodi Vecchio e Cornegliano Laudense per ritornare dopo 60 km. nell’Adda a Castiglione d’Adda.

Il fiume Lambro nasce dai monti appena sopra il Ghisallo; lungo 134 km, dopo aver incrociato nella zona Est di Milano il Naviglio della Martesana, nei pressi di Orio Litta confluisce nel Po.

Con uno spettacolare viadotto lungo oltre 1 km la Teem si presenta all’interconnessione con la A1 con una imponente opera che, a circa 25 m. d’altezza, superato il Lambro e le due linee ferroviarie (alta velocità e storica) si raccorda con l’autostrada del sole A1.

 Per quanto attinente quest’ultimo percorso fluviale abbiamo scelto di lasciare a chi ci legge il piacere di “navigare” lungo questo fiume accompagnati dalle parole a commento de “IL FIUME LAMBRO SI RACCONTA”, un audiovisivo realizzato dal Circolo Fotografico Monzese visibile al Codice 69.01 con il titolo indicato.
 

”In uno scritto dell’ottocento una mia storia veniva concentrata in una breve frase: il Lambro, grosso torrente, formato  da una fontana intermittente chiamata Menaresta,  al Piano Rancio sotto il Pian Tivano discende ora celato ora latente fino a Lasnigo, piccola terra nel cuore della vallata, quindi ingrossato dal colatoio delle montagne piglia un corso più regolare tagliando in due porzioni il paese. Dopo aver toccato ad occidente il lago Pusiano fra coste di puddinga si getta sulla Brianza e passando per Monza e Melegnano, bagnando la provincia di Lodi toccando il pavese va a scaricarsi un po’ verso corte S.Andrea. Una ben scarsa descrizione per il mio percorso lungo 130 km che vi  voglio raccontare da questo punto tra le nebbie del  mattino ove il grande padre Po riceve le mie acque che si mescolano con le sue portando tutte le tracce della mia storia incominciata tra le montagne della Valassina.

Dalla sorgente Menaresta tra i boschi di S.Primo il mio rigagnolo è diventato via via più grande attraversando piccoli centri della valle per arrivare fino ai laghi di Alserio e Pusiano.

Vicino al lago di Alserio il nove agosto del 1160 divampò da Tassera e  poi attorno al Castello di Carcano una violenta battaglia fra le forze di Comuni e l’esercito imperiale di Federico 1° Barbarossa che fu costretto a ripiegare su Como rischiando di annegare nelle paludi che allora circondavano il lago.

Il lago di Pusiano alimentato dalle mie acque e collegato a quelle di Alserio è particolarmente ricco di fauna che trova cibo e rifugio anche nelle stagioni più fredde. Le acque del lago di Pusiano, care a scrittori e poeti, offrono spettacoli naturali e scorci pittorici che al tramonto diventano ancora più suggestive. Ricordo di una nevicata eccezionale avvenuta in un lontano mese di agosto: gli abitanti di Pusiano organizzano ogni anno una festa di luci dedicata alla Madonna della neve.

Lasciate le calme acque dei laghi riprendo il mio cammino fra le colline della Brianza ed acquisto più forza e vigore che un tempo consentivano all’uomo di azionare le sue fabbriche e i suoi mulini spesso ricevendo in cambio inquinamento e rifiuti che ancora oggi pazientemente accolgo in attesa di tempi migliori.

Proseguendo il percorso attraverso il Parco della Valle del Lambro so offrire anche nella stagione più fredda scorci suggestivi e nell’antico Borgo di Agliate, ai piedi della sua Basilica Romanica assisto ogni anno alla bellissima rappresentazione del presepe vivente.

Altri paesi e piccole cittadine sorte vicino al mio letto mi accompagnano fino a Monza che mi accoglie con il suo grande Parco della Villa Reale e che attraverso il suo centro storico ove ogni anno rivive la leggenda di S.Gerardo che in uno dei miei periodi di piena attraversò le mie acque stendendovi sopra il suo mantello per portare viveri e conforto agli ammalati isolati nell’ospedale posto sull’altra riva.

A volte le piogge particolarmente abbondanti che ricevo lungo il percorso colmano il mio  letto troppo limitato dalle opere umane. Le acque inondano città e campagne provocando lutti e danni. Le opere dell’uomo sono altre volte invece di grande sollievo per la mia salute depurandomi e restituendomi la mia linfa vitale.

Attraversando a fatica la zona più industrializzata mi ritrovo nel Parco che ha preso il mio nome e sbocco nelle fertili campagne a sud di Milano ricche di tradizioni e vita contadina.

Le colline di San Colombano con i suoi dorati vigneti ed i preziosi tesori delle sue cantine mi accompagnano verso l’ultima parte del mio viaggio. Il mio aspetto è ora veramente quello di un grande fiume e tra pioppeti e campagne vado con non poca soggezione al mio incontro con il Po.”

Commento a cura di Emilio Menin

 
Ha scritto Giampietro Livini:
 
“Quando sono nato la copertura della fossa interna dei Navigli – iniziata nel ’29 da San Marco sino a Porta Genova – era già ultimata, ero comunque troppo piccolo per ricordare gli ultimi lavori all’angolo con San Damiano. Negli anni ’60 ho assistito alla copertura della Martesana in via Melchiorre Gioia ed il 31 marzo 1979 all’ultimo viaggio del “barcone 6L-6043″ che portava la sabbia delle cave del Ticino alla Darsena per la ricostruzione della Città”.
La Milano in cartolina, col fascino acquatico dei Navigli, non c’è più e la memoria dei nonni sta evaporando. Oggi nasce la proposta di scoprire i Navigli: altri lavori che interesseranno altri fotografi per cartoline di giorni a venire.
 
“Ma l’acqua dei Navigli, vista dall’alto, è un’altra cosa”.
( stralcio dalla brochure di presentazione della Mostra a Milano – Spazio Oberdan – marzo 2014)
 
Vedi codici 70.0170.0270.0370.05 per visualizzare le foto